Viviamo in un’era caratterizzata da grandi cambiamenti tecnologici e ambientali. I mercati che hanno reso grande la società moderna ora sono sotto accusa, incolpati di aver sfruttato troppo avidamente le risorse messe a disposizione dal pianeta. Ma non solo, anche i lavoratori che hanno contribuito alla crescita di aziende e grandi società all’interno di esso. Il tema dello sfruttamento indisturbato e indiscriminato delle risorse del pianeta tocca ogni ambito di mercato, dall’industria energetica, a quella automobilistica, passando per l’alimentare e ovviamente per il settore moda.
Da qualche anno a questa parte però, il tema della sostenibilità ha iniziato a farsi strada nei business model aziendali, probabilmente spronato da attivisti che, in prima persona, ci hanno messo la faccia. Ma non è stato solo questo. Molto probabilmente il sempre maggior pericolo dato dal surriscaldamento globale ha permesso che il tema della sostenibilità venisse accettato e interiorizzato da tutti. Anche dai consumatori che si sono resi conto di dover fare qualcosa in prima persona per cambiare le cose. Ed è proprio da qui che vogliamo partire per parlare di sostenibilità nella moda.
Moda sostenibile: cosa significa.
L’urgenza di fare qualcosa per il pianeta e, di conseguenza, per tutte le popolazioni che lo abitano ha portato molte aziende di moda ad invertire la direzione di marcia a e a sviluppare dei business model più sostenibili. Ma cosa significa “moda sostenibile”? Questa etichetta racchiude due macro-accezioni: quella dell’eco-sostenibilità e quella dell’etica del lavoro. L’attenzione, dunque, non è riservata solo al pianeta ma anche alle persone che ogni giorno lavorano e producono capi di abbigliamento in tutto il mondo.
Da un lato si stanno costruendo dei modelli produttivi in grado di rispettare l’ambiente, dall’altro si sta cercando di creare un’ambiente di lavoro tutelato e sano in ogni area produttiva. L’attenzione al materiale è cresciuta esponenzialmente, così come l’utilizzo di tessuti e capi d’abbigliamento riciclati. Molti brand, inoltre, stanno portando avanti la politica della “qualità contro la velocità”, puntualizzando che un prodotto di qualità non si esaurisce nel giro di poco tempo ma rimane integro e fashion nel tempo. Ciò diminuisce gli sprechi e l’inquinamento, soddisfacendo comunque il bisogno del consumatore.
Brand come H&M, Zara, Mango, Valentino hanno aderito attivamente a questo nuovo modo di identificare la moda, dando vita a collezioni totalmente green e sviluppate nel rispetto della manodopera, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
La moda sta andando verso la sostenibilità.
Nonostante i cambiamenti facciano paura, specialmente alle realtà ben affermate, la sostenibilità è un’occasione da cogliere. Non solo per fare la cosa giusta e preservare le risorse del pianeta per le generazioni future, ma anche per creare un nuovo tipo di moda più attento, consapevole e duraturo. E perché no, per creare nuove tecnologie in grado di soddisfare le necessità di mercato salvaguardando però ambiente e persone.
L’obiettivo del Master in Fashion Direction: Product Sustainability Management di MFI è quello di creare nuove figure manageriali in grado di andare in questa direzione. In grado di creare nuovi business model basati sul rispetto, sulla qualità, sul riciclo, sull’attenzione alla componente energetica e produttiva degli impianti di produzione, sul fermo “stop” all’utilizzo di componenti potenzialmente nocivi e facilmente disperdibili nell’ambiente.
La moda prima di tutti può fare la differenza e sensibilizzare l’opinione pubblica su un utilizzo più “sensato” delle risorse a disposizione, pur non rinunciando a ciò che si ama di più.